corso di autoproduzione di birra
Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela
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http://www.tastetrentino.it/scoprire/eventi/dettaglio-eventi/articolo/a-tutta-birra/
Pergine Valsugana, 3, 5, 12, 19 e 26 marzo 2015
ore 20.00
In collaborazione con il consulente birraio Sabrina Smaniotto organizza un percorso di 5 incontri per avvicinarsi a comprendere il mondo della Birra.
Al termine della serata i cuochi soci della Condotta Slow Food Valsugana Lagorai presenteranno un piatto in abbinamento con la birra degustata durante la serata.
1° incontro: martedì 3 marzo
STORIA DELLA BIRRA
Presso Osteria Storica Morelli di Canezza, fraz. di Pergine
In degustazione: Birra del Birrificio della Val di Fiemme
2° incontro – giovedì 5 marzo
LE MATERIE PRIME
Presso Ristorante Antiche Contrade di Pergine
In degustazione: Birra del Birrificio Barbaforte Folgaria
3° incontro – giovedì 12 marzo
TECNICHE PRODUTTIVE
Presso Ristorante Antiche Contrade di Pergine
con lo chef Paolo Betti del Rifugio Maranza
In degustazione: Birra del Birrificio Lagorai della Valsugana
4° incontro – giovedì 19 marzo
TIPOLOGIE DI BIRRA
Presso Ristorante la Rotonda di Pergine
In degustazione: Birra del Birrificio Birra del Bosco di Grumo-San Michele a/A
5° incontro – giovedì 26 marzo
TECNICHE DI SERVIZIO
Presso Ristorante Valcanover di Pergine, fraz. Valcanover
In degustazione: Birra del Birrificio Rethia di Vezzano
QUOTA DI PARTECIPAZIONE:
€ 75,00 per chi partecipa a tutti e 5 gli incontri
€ 17,00 ad incontro per chi decide di partecipare solamente ad alcuni incontri
Alla quota vanno aggiunti € 10,00 per il materiale didattico, valido per tutte le lezioni
COSTO TESSERAMENTO annuale (solo per chi non è già socio Slow Food)
€ 10,00 per gli UNDER 30
€ 25,00 per gli OVER 30
PER INFO ed ISCRIZIONI
Inviare una mail con i propri dati completi di NOME – COGNOME – TELEFONO ed INDIRIZZO MAIL a TULLIO VALCANOVER (cell. 3473060030) info@cadeibaghi.com oppure a slowfood.valsuganalagorai@gmail.com
A CHI FREQUENTA TUTTE LE 5 SERATE VERRA’ RILASCIATO L’ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE
Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela
Tommaso Amendola è fondatore di Gaiabio, chef specializzato in cucina naturale e naturopata. A seguito della pubblicazione dell’inchiesta sulle farine nel numero di gennaio di Terra Nuova, mette a disposizione dei lettori la sua tesi per il diploma in naturopatia olistica all’università popolare Aicto, dal titolo: “Il farro Monococcum, l’importanza del grano tradizionale. Prevenzione e terapia alimentare, perché limitare l’utilizzo di farine 00”.
Riportiamo di seguito uno stralcio dell’introduzione, invitando alla lettura completa della tesi scaricando il documento nell’allegato Pdf.
«Attualmente la produzione industriale per pane, pizza, pasta e prodotti da forno utilizza pochissime varietà di grano, con conseguente perdita della biodiversità. Le ricerche mediche dimostrano che, l’eccessivo utilizzo di farine raffinate “00” e ricche di glutine, determinano l’aumento di disturbi e patologie di origine alimentare. Diviene quindi necessario riordinare le metodologie di produzione e trasformazione del grano per valutare il loro reale impatto ecologico, economico e sanitario nella nostra società. Nell’indagine della filiera di produzione di pane e pasta viene messo in risalto il confronto tra farine molto raffinate e farine integrali, tra i grani moderni e i grani tradizionali, tra il lievito di birra e il lievito madre, tra quantità e qualità rispondendo al rinnovato interesse dell’opinione pubblica per le caratteristiche dietetico-nutrizionali degli alimenti. Il risultato è anche una maggiore informazione per le imprese agricole e di trasformazione alimentare, per il rispetto di norme e tecniche, che permettono la produzione e distribuzione di alimenti naturalmente funzionali. Come in fitoterapia è fondamentale assicurarsi dei processi produttivi, a salvaguardia dei principi attivi delle piante, per il grano diviene indispensabile comprendere, in chiave moderna, le tradizioni e le tecniche di coltivazione, lavorazione e trasformazione, per mantenere un elevato apporto di nutrienti nel prodotto finale E’ necessario salvaguardare il concetto di qualità di un prodotto alimentare che si estende a diversi aspetti quali la sicurezza igienico sanitaria, le caratteristiche organolettiche e sensoriali, le proprietà nutrizionali, le caratteristiche tecnologiche, l’impatto ambientale. Il meccanismo di tutela passa attraverso le ricerche e studi sui macro e micro nutrienti del grano, dalla coltivazione alla produzione alimentare finale, con l’impatto sul nostro metabolismo di base e sulle interrelazioni con i nostri geni, grazie agli studi dell’epigenetica. Negli ultimi 50 anni l’utilizzo della genetica, della chimica, delle nuove tecnologie e il potere economico della rete di distribuzione, hanno determinato cambiamenti radicali, offrendo prodotti con farina raffinata tipo”00” (senza germe e strato aleuronico), ricche di glutine e lievitate con lievito di birra. Per questo è necessario avere riferimenti attendibili su chi coltiva il grano, chi lo macina e chi lo lavora. Per una corretta informazione alimentare, la coltivazione richiede la rintracciabilità del seme che, con gli studi sulla mappatura genetica e i ritrovamenti archeologici, ci permette di distinguere i grani tra grani moderni e grani antichi. Il passaggio alle coltivazioni moderne (1960 circa), con il lavoro di Ernest Borlaug, ha determinato la diminuzione della biodiversità, definendo le varietà di grano in disuso “antiche”. Ma questa definizione non è sufficiente a informare-tutelare il consumatore finale, quindi parlerò di grani tradizionali includendo sia i grani antichi che le Cultivar di Nazareno Strampelli (sopravvissute grazie alla tradizione locale). Altri aspetti produttivi da tutelare e codificare sono la macinazione e la lavorazione dei grani tradizionali, con soltanto una raffinazione tipo”2” o “1”e una fermentazione con pasta madre. Per la raffinazione si sono ottenuti ottimi risultati con l’utilizzo di mulini a pietra, che fondamentalmente devono lavorare rispettando la temperatura nella macinazione e curando la manutenzione del mulino. Infatti il problema della macinazione dei grani moderni è la profonda raffinazione tipo “00” e “0” e le elevate temperature della macinazione a cilindri, che determinano la perdita di molte sostanze nutrienti. Per rafforzare i vantaggi dell’utilizzo dei grani tradizionali, nella lavorazione finale è necessario l’utilizzo della pasta madre e una lunga lievitazione, che arricchisce il prodotto di nutrienti, di gusto e aumenta la conservazione. Mentre nei grani moderni, con il lievito di birra e una veloce lievitazione, ritroviamo la causa di fastidiosi gonfiori addominali ed un rapido deperimento del prodotto. Riordinare e codificare la filiera di produzione del pane ( ma anche pizza, pasta, dolci) permette di ottenere risultati positivi come quelli del prof Benedettelli in Toscana, del progetto MonICA in Lombardia, del prof. Berrino e del prof.Dinelli, con i progetti Diana in Lombardia, Emilia-Romagna e Sicilia. I risultati evidenziano come un’alimentazione a base di grani tradizionali macinati tipo “”2”, a basse temperature e a lievitazione naturale, previene da ipertensione, diabete, infiammazioni, adipe in eccesso, irritazioni del colon e regolarizza il metabolismo dei glucidi. Il naturopata e il medico hanno un valido strumento per un’efficace azione di prevenzione e cura delle patologie, da integrare con la terapia più idonea. Il pane certificato ottenuto con farine di grani tradizionali come il farro monococcum, macinati a pietra (tipo 2) o (tipo1) e con l’utilizzo di lievito di pasta madre, risulta un prodotto equilibrato nei suoi nutrienti, di supporto a terapie alimentari e una scelta consapevole per il consumatore, che determina conseguenze ambientali e sociali, come il mantenimento della biodiversità in forma exsitu. (Exsitu in Farm : tra le forme di conservazione di sementi con la coltivazione e la produzione autoctona che coinvolge tradizione e tecnologia antica)».
Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela
Per chi abbia acquistato di recente i pomodori secchi, ecco una ricetta da provare, oltre a quelle che ci aveva inviato Roberta a suo tempo!
POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO.
(Ingredienti per 4 vasetti da mezzo litro.
Ingredienti per fare 4 vasetti di POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO:
500 g di pomodori secchi;
mezzo litro d’aceto bianco;
mezzo litro di vino bianco;
300 g di tofu frullato;
5 rametti di timo;
100 g di pinoli;
un limone non trattato;
6 spicchi d’aglio;
6-7 foglie d’alloro;
olio extravergine d’oliva.
Preparazione dei POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO:
Versare il vino bianco e l’aceto bianco in una casseruola e portate a ebollizione.
Lavate velocemente i pomodori secchi sotto l’acqua corrente, uniteli al mix di vino bianco e aceto bianco e scottateli per 2-3 minuti, a calore moderato.
Scolare il tutto e far asciugare bene su canovacci da cucina pulitissimi.
Mescolare il tofu frullato con le foglie di timo, i pinoli e la scorza grattugiata di limone, Spalmare il composto su ogni pomodoro, arrotolarlo su se stesso e fissare con mezzo stuzzicadenti.
Disporre i pomodori nei vasi sterilizzati con le foglie di alloro e gli spicchi d’aglio sbucciati e tagliati a lamelle.
Versare l’olio extravergine d’oliva fino ad arrivare a un cm dal bordo, battere i vasi per far uscire tutta l’aria e chiuderli ermeticamente. Sterilizzarli per 30 minuti e farli riposare un mese prima dell’uso.
Si conservano per un anno.
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SERATE INFORMATIVE SULL’ALIMENTAZIONE
Tre serate informative gratuite sul tema ALIMENTAZIONE SANA E CONSAPEVOLE con il Dott. Michele Pizzinini medico chirurgo specialista in scienze dell’alimentazione
Giovedì 9 ottobre 2014 “Perché ci ammaliamo? Storia del comportamento alimentare dell’uomo”
Venerdì 17 ottobre 2014 “Perché si ingrassa? Mangiare meno o muoversi di più?”
Venerdì 24 ottobre 2014 “Alimentazione quale causa e cura di malattia”
Le serate hanno l’obiettivo di far conoscere il legame tra alimentazione, salute e qualità della vita e di fornire informazioni e consigli pratici per cambiare i comportamenti alimentari scorretti che portano a sviluppare malattie.
L’alimentazione può essere causa ma anche cura della malattia: può rallentarne il decorso, permette di convivere meglio con essa talvolta anche guarendo.
Attraverso una corretta alimentazione è inoltre possibile affrontare le diverse fasi della vita in modo migliore!
Le serate si terranno nell’aula magna della Scuola Primaria di Sopramonte “Sandro Pertini” via di Vincia n°7 e avranno inizio alle ore 20.30
Per informazioni Wilma Mattedi 335 5411420 Antonella Lodi 329 3308555
Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela
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Ho letto che a fine mese si terrà a Riva la fiera della BIRRA ARTIGIANALE, presente il birrificio di Fiemme e altri noti. … per chi fosse interessato ecco la brochure.
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Sabato 10 maggio, alle ore 11.30, su RaiTre, i risultati del miglioramento genetico della FEM
Venerdì, 09 Maggio 2014
COMUNICATO STAMPA
Le nuove varietà di melo e vite messe a punto dalla Fondazione Edmund Mach nell’ambito del programma di miglioramento genetico, saranno protagoniste della puntata di Prodotto Italia, in onda sabato 10 maggio, alle 11.30, su RaiTre, a diffusione nazionale.
Sotto i riflettori i migliori risultati degli incroci attualmente in fase di studio, sviluppati secondo la tecnica classica che prevede di utilizzare come padre il polline e come madre e i fiori. L’attuale sperimentazione consente di ipotizzare la comparsa sul mercato, nei prossimi anni, dei frutti di nuove varietà che verranno sottoposti al giudizio dei consumatori.
La rubrica economica delle regioni, condotta da Giancarlo Zanella e Giorgio Tonelli, ha fatto tappa dei campi sperimentali di San Michele, in località Giaroni, dove da anni i ricercatori sono impegnati in campo ad incrociare in modo naturale e selezionare varietà alla ricerca di quei “figli” che uniscono i migliori caratteri desiderati del “padre” e della “madre”. Con l’obiettivo di creare varietà migliorative e soprattutto resistenti alle principali malattie al fine di poter ridurre l’input chimico in campagna.
Il giornalista Nereo Pederzolli ha intervistato Riccardo Velasco, responsabile del Dipartimento genomica e biologia delle piante da frutto e Pierluigi Magnago, responsabile della piattaforma miglioramento genetico del melo.
Dopo la messa in onda sarà possibile vedere la puntata sul sito www.tgr.rai.it
Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela