FOTO MIETITREBBIA

Foto della mietitrebbia utilizzata nel progetto FARINA VALLE DEI LAGHI … in azione!     https://www.facebook.com/pages/Biodistretto-della-Valle-dei-Laghi/1422103691448065?ref=ts&fref=ts

Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela

VERBALE “PROGETTO FARINA VALLE DEI LAGHI” 20/03/14

Buongiorno a tutti,

eccovi di seguito il verbale dell’incontro sul progetto farina che si è tenuto il 20 marzo scorso.
Sotto trovate anche un breve resoconto dell’incontro che i tecnici della Fondazione Mach che seguono il progetto (Marino Gobber e Enzo Mescalchin) hanno organizzato con i produttori.

Le richieste uscite durante l’incontro del 20 marzo sono già state inoltrate a Gobber e Mescalchin, che hanno dato la loro disponibilità a proseguire in quella direzione.

In particolare è stato chiesto loro:

  • una descrizione del protocollo del bio specifico sul grano che viene applicato dai produttori del progetto
  • un documento con  qualche ipotesi di colture adatte alla rotazione, con ipotesi di rese per ettaro
  • un documento che per ciascun produttore coinvolto riporti:
    • semente usata, e se primaverile o autunnale
    • cosa c’era su quel campo l’anno scorso
    • se dovrà “riposare” l’anno prossimo
    • come hanno seminato (a mano o a macchina)
    • se e come hanno fertilizzato
    • cosa c’è intorno ai campi dedicati al progetto
  • di fissare alcune date in cui sarà possibile visitare le aziende

Appena riceveremo da loro le informazioni richieste, le gireremo a tutti, quali materiali preparatori per un prossimo incontro fra noi, che potrebbe essere indicativamente verso fine maggio.

ciao Mario Simoni e Dario Pedrotti

Verbale incontro gasisti 20 marzo 2014

Il giorno 20 marzo 2014 è stato convocato un incontro rivolto ai GAS coinvolti nel progetto “Farina in Val dei Laghi”, al quale hanno partecipato i rappresentanti di 14 Gruppi di Acquisto Solidale.

Dopo un primo giro di pareri, nel quale è stato espressa una unanime soddisfazione per la filosofia del progetto, la sua innovatività, la sua importanza per il nostro territorio, e la qualità di quanto prodotto, si è discusso di quali elementi vengono sentiti come molto importanti da parte dei “gasisti” per continuare a sostenere in modo convinto il progetto.

Questi gli elementi più importanti:

  • pianificazione nella discussione circa una eventuale modalità di “certificazione” del processo produttivo, si è condivisa la convinzione che in questo momento, viste le dimensioni degli appezzamenti e l’entità economica complessiva del progetto, sia prematuro parlare di certificazione biologica classica (che comporterebbe spese ed oneri aggiuntivi per i produttori), mentre non sembrano esserci al momento le forze per praticare la via di un sistema partecipativo di certificazione (che richiederebbe un grande lavoro da parte dei GAS). È tuttavia molto sentita fra i gasisti l’esigenza di poter conoscere e condividere un protocollo operativo, che fissi ed espliciti le pratiche agronomiche adottate, anche su scala pluriennale (vengano cioè già previste fin d’ora anche le colture per la rotazione, in una progettazione complessiva che riguardi tutte le aziende coinvolte).
  • informazione è fondamentale che tutte le informazioni più importanti vengano messe a disposizione dei gasisti, dando loro anche la possibilità di “esserci” se ne hanno il tempo e la possibilità. Ad esempio, si chiede che vengano comunicate le date di momenti importanti come la semina, la mietitura, ecc., in modo che un gasista che lo desidera possa assistervi. L’informazione deve essere più precisa e “formale”, in modo da evitare di generare fraintendimenti. Il dialogo con i produttori è uno degli aspetti centrali del progetto, ed è necessario che siano organizzati degli incontri a cui partecipino anche loro.
  • coinvolgimento i GAS chiedono di essere considerati come degli interlocutori, non come dei semplici consumatori, e dunque di essere coinvolti almeno nelle decisioni più importanti che riguardano il progetto

Quanto prima verranno contattati i tecnici dell’istituto Mach per informarli delle nostre esigenze e per organizzare un incontro con i produttori, con cui poi confrontarsi.

L’Associazione Trentino Arcobaleno, all’interno dei compiti di accompagnamento di micro-progetti di promozione dell’economia solidale trentina, propri del suo impegno nella Segreteria del Tavolo dell’Economia Solidale, si propone di accompagnare il progetto, fornendo le funzioni minime organizzative, e cercando anche di affrontare e risolvere problemi pratici specifici che l’anno scorso hanno appesantito il progetto e il lavoro dei produttori (difficoltà e complessità della fatturazione, complessità nell’organizzazione delle consegne, ecc.). A seguire il progetto saranno Mario Simoni e Dario Pedrotti.

Incontro con tecnici e produttori del 25 marzo 2014
I produttori coinvolti nel progetto sono

Produttore dove quanto cosa
Vito Eccher Vigo Cavedine 15.000 mq Quest’anno nulla
Riccardo Gregori Fraveggio 5000 mq Frumento Pastore e ?
Amedeo Comai Vigo Cavedine 4000 mq Frumento Bologna
Silvano Ranzi Brusino Si sta organizzando
Gino Dallapè Stravino 3000 mq Frumento Bologna
Elia Chisté Vigo Cavedine 4000 mq Frumento Pastore
M. Cristina Roncher Cavedine e Vigo 700 + 700 mq Frumento Bologna + farro
Remo Cattoni Vigo Cavedine 3500 mq
Silvano Bridarolli Vigo Cavedine 3000 mq
Luca Bolognani Vigo Cavedine 2000 mq segale
Marina Rasini Campo Lomaso 40.000 mq 2 farro, 1 grano, 1 ?
Sergio Malacarne Bleggio 1500 mq Da seminare in primavera
Rudi Sommadossi Ranzo 1500? mq

Il totale di quest’anno è di circa 7 ettari, di cui più della metà sul terreno di Marina Rasini, e comprendendo anche 2 ettari di farro.

Su una piccola parte di alcuni campi verrà fatta una sperimentazione dei risultati che si possono ottenere con la fertilizzazione del terreno. Verrà utilizzato uno stallatico ammesso nella certificazione biologica (http://www.italpollina.it/it/Prodotto/3/BIOREX).

Uno dei problemi da risolvere è quello della mietitrebbia. Lo scorso anno si era lavorato con una vecchia mietitrice recuperata, ma non è più in grado di funzionare e non era comoda. Posto che l’obiettivo finale sarebbe quello di avere una mietitrebbia piccola a disposizione del progetto, per quest’anno ci sono alcune alternative potenzialmente percorribili, ma da verificare:

1.    Marina Rasini ha acquistato una mietitrebbia usata. Non è ancora del tutto messa a punto, ma lo sarà. È larga circa 2 m e 40, potrebbe essere guidata anche su strada, oppure caricata su un rimorchio e tirata con il trattore (in questo modo è più veloce spostarla). Lei sarebbe disponibile ad usarla anche per gli altri appezzamenti del progetto, ma bisogna capire se gli spostamenti sono “fattibili”, chi la “condurrebbe”, e se l’uso a Castel Campo (che è la tenuta con la maggiore superficie di cereali) è compatibile con quello negli altri appezzamenti. Mentre con la falciatrice si poteva aspettare di più per il raccolto, con la mietitrebbia la “finestra utile” è più stretta, perchè una eccessiva asciugatura del grano aumenterebbe le perdite connesse con l’utilizzo della macchina.

2.    Un agricoltore verifica la possibilità di utilizzare la mietitrebbia che usa per il mais, cambiando semplicemente la testata. Sono da verificare anche i costi.

3.    Verranno verificati la disponibilità e il costo di un terzista che potrebbe salire dalla Lombardia. Il problema non è tanto quello della dimensione degli appezzamenti, quanto quello della superficie complessiva, che non è molto elevata.

In Valsugana è stata acquistata una piccola mietitrebbia cinese da un contadino (Ruggero Tomaselli) che si è messo in contatto con Marino Gobber. Quando l’avrà montata si potrà andare a vederla. Potrebbe essere un modello interessante anche per la Val dei Laghi, anche se per ora non se ne ipotizza l’acquisto.

La Comunità di Valle ha presentato un progetto sul bando del Servizio Autonomie ed Enti Locali sul Fondo per lo Sviluppo Locale. Il bando riguarda il Paesaggio, ma il progetto sulla farina è stato inserito come strumento per il recupero di aree marginali e abbandonate. Nel progetto verrà inserita sia la mietitrebbia sia il mulino, che è l’altra questione delicata ancora aperta: andare in Alto Adige è costoso, ma al momento non sono ancora state trovate soluzioni valide in Trentino.

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

A.S.T.R.A. Bio presentazione nuovi prodotti

Calvatone, Agosto2012

I nostri punti di forza sono: QUALITA’ e SERVIZIO!

Cari Clienti, presentiamo qualche novità sul listino IRIS.

Abbiamo il piacere di presentare la cooperativa agricola IRIS, che produce biologico dal 1978, dalla materia prima al prodotto finito.
Oltre al nostro prodotto agricolo ortaggi e cereali ci caratteriziamo per aver costruito insieme ai nostri soci ed agricoltori esclusivamente italiani, la FILIERA IRIS, che fornisce tutte le materie prime per la produzione di tutti i prodotti a marchio IRIS. Dando così una garanzia sul prodotto non solo biologico ma anche di alta qualità. Produciamo anche grani antichi, lavoriamo per crescere la biodiversità italiana in agricoltura.
I prodotti trasformati che vi proponiamo sono: pasta, polpe di pomdoro, trasformati di verdure, prodotti da forno, gallette e farine.
La pasta è il nostro maggior prodotto, abbiamo anche una linea dedicata ai cereali antichi, molto apprezzata. I grani antichi sono tutti macinati a pietra per dare ancor più il valore ai vecchi cereali.
La pasta è prodotta direttamente presso il nostro pastificio gestito dalla società A.S.T.R.A. Bio srl Unipersonale di proprietà diretta della Cooperativa Agricola IRIS.
Le gallette sono prodotte da cereale intero, dando così un alto valore nutrizionale legato ad un intenso profumo e sapore che le rende veramente caratteristiche.
Le farine di vario tipo sono tutte macinate a cilindri da grani selezionati, garantendone la durata nel tempo, sono tutte di fresca molitura.
I biscotti sono prodotti artigianalmente da un fornaio che ha dedicato a noi una parte della sua linea di produzione, gli ingredienti che gli forniamo sono di prima qualità, non contengono olii idrogenati o grassi non naturali.
Il pomodoro, coltivato da IRIS, trasformato in uno stabilimento dove rispettano le nostre ricette, con la nostra qualità, garantiamo così un prodotto di alta qualità.

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

Camporbiano (parte 9)

Molti ci chiedono: ogni quanto si devono mungere le mucche? E la risposta è: due volta al giorno. E infatti mungiamo tutti i giorni, mattino presto e sera, da quel giorno che Cipolla, una delle nostre prime vitelle, ha partorito. Era il settembre del 1989.Il parto si svolse senza alcun problema, questo grazie al fatto che gli animali erano sani e abituati a muoversisia in stalla che al pascolo. Quello che ammirammo è come in meno di mezz’ora, la vitellina riuscì da sola a rizzarsi sulle sue lunghe zampette, a imparare a stare in equilibrio, a camminare, a cercare la mammella della madre, a trovarla, a trovare il capezzolo e finalmente a ciucciare vigorosamente!!! Quando la Natura ci meraviglia con la sua saggezza riduciamo tutto semplicemente alla parola “istinto” ma forse non sappiamo nemmeno di cosa stiamo parliamo e cosa realmente governa le leggi della Natura. In quei giorni avevamo come ospite una ragazza australiana che si chiamava Lyn è così decidemmo di dare lo stesso nome alla nostra prima vitellina che visse molto a lungo e a sua volta ebbe diverse discendenti. Come dicevamo, da quel giorno di 24 anni fa a Camporbiano si è sempre munto mattina e sera senza mai saltare neanche un giorno. Di parti ne abbiamo visti ormai tanti e rarissimamente siamo dovuti intervenire per aiutare la vacca. La posizione migliore e più comune per il vitello è quando esce con le due zampe anteriori e poi il musetto, se invece è messo male bisogna delicatamente rispingerlo nella pancia della mamma e lì cercare di girarlo con tutte le attenzioni, il tutto avendo uno o anche tutte e due le braccia infilate fino alle spalle e, ovviamente, senza poter vedere niente ma utilizzando solo il tatto per capire come è posizionato è come poterlo muovere e sistemare. Una volta ci è capitato il caso di due gemelli che nella pancia si erano “intrecciati” e l’un l’altro si ostacolavano per uscire. Ebbene fu un vero rompicapo capire, con una mano infilata, di quale dei due fosse una o l’altra zampetta e rimettere ordine per riuscire a farli uscire. Alla fine eravamo spossati ma tutto andò bene!

Questo articolo è stato scritto da sinigaglia.giovanni

Camporbiano (parte 8)

Venticinque anni fa biologico, vendita diretta, filiera corta, chilometro zero … erano concetti per lo più sconosciuti e così quando iniziammo a raccogliere i primi frutti della terra (cereali, fieno, uva,…) ci rendemmo conto di quanto fosse difficile venderli fuori da quelli che erano i normali sbocchi per i contadini: consorzi agrari e commercianti all’ingrosso. L’agricoltore era (ed è) in una posizione di sudditanza, il prezzo viene imposto: “se ti va bene ok altrimenti compro da altre parti”. Per non parlare dei pagamenti per i quali era necessario aspettare mesi. Che tu producessi senza prodotti chimici o no era lo stesso tanto andava tutto nel medesimo mucchio. Pensammo subito che così non si poteva avere un futuro. Dovevamo trovare nuove strade. Dovevamo fare in modo che chi iniziava a cercare cibi sani li potesse trovare. Piano piano iniziammo a vendere il grano duro a uno dei primi pastifici bio artigianali in Veneto, il grano tenero a degli amici che avevano rilevato un antico mulino a Treviso, l’uva, appena avuto il marchio biodinamico, potemmo venderla ad una ditta tedesca che ne faceva succo. Quando poi allargammo l’orto per le verdure iniziammo a collaborare con degli amici che avevano affittato un piccolo capannoncino a Conegliano TV, ci dissero “… voi coltivate e noi ci occupiamo di vendere.” Fare biologico allora era sì una battaglia contro tutto e tutti ma c’era, tra i pochi che lo facevano, uno spirito di squadra. Ormai 18 anni fa iniziarono i primi GAS (gruppi di acquisto) al nord e subito iniziammo a collaborare con loro, per vederne nascere in toscana dovevamo aspettare ancora anni. Oggi la stragrande parte di quello che produciamo lo riusciamo a vendere direttamente alle famiglie e siamo riusciti a fare a meno anche dei grossisti bio. A proposito, l’attività dei ragazzi del capannoncino di Conegliano con gli anni è molto cambiata adesso si chiama Ecor, è il più grande grossista bio in Italia, controlla i negozi Natura Sì, ha assorbito innumerevoli attività ed è un vero e proprio colosso commerciale, per fortuna da anni non abbiamo più bisogno di vendergli niente e questo grazie ai Gas e a tutte le persone sensibili ad una agricoltura etica che in questi anni ci hanno sostenuto.

Questo articolo è stato scritto da sinigaglia.giovanni

L’avventura di Camporbiano (parte settima)

Ogni agricoltore sa che, oltre ai campi e agli animali, per una fattoria sono indispensabili le attrezzature. Quando siamo arrivati a Camporbiano trovammo due vecchi trattori di oltre vent’anni e alcuni attrezzi malconci come una seminatrice, un erpice, una falciatrice, un aratro, un carretto,… Per noi era già tanto: si poteva cominciare!! Dovevamo imparare tutto: quando usarli, come usarli, come regolarli ma soprattutto dovevamo imparare a evitare le rotture e le conseguenti riparazioni che avevano costi esorbitanti, questa necessità ci è sicuramente servita per sviluppare l’attenzione e la concentrazione per evitare gli errori. Con i primi animali ben presto iniziò la produzione di quello che i contadini possono considerare “l’oro nero”: il letame! I campi ne avevano proprio bisogno e senza carro spandiletame non ci restava che spanderlo a mano con la forca … ettari e ettari con Patrizia che guidava il trattore e in due dietro sul carro a distribuirlo. Quando riuscimmo ad acquistare lo spandiletame fu un sogno! Non parliamo poi dell’imballatrice per il fieno, ne avevamo comprata una vecchia che faceva le classiche piccole balle rettangolari e funzionava anche male, avevamo decine di ettari di fieno e quel tipo di balle erano da movimentare tutte a mano e noi eravamo in tre!! In primavera, per il primo taglio, lavoravamo dall’alba alla notte saltando anche i pasti e inesorabilmente più di una volta la pioggia vanificava tutto inzuppando e rovinando oltre che il fieno ancora steso anche quello che era già pressato ma non ancora al coperto… a sistemare stalla e case potevamo aspettare ma a dare da mangiare agli animali no, così acquistammo la rotopressa e in effetti ci cambiò la vita, sulle grosse balle cilindriche infatti la pioggia scivolava via e per spostarle si usava il trattore! Fare molte esperienze come queste ci ha insegnato ad apprezzare ogni piccolo miglioramento che riuscivamo a raggiungere, e ci ha dato soddisfazioni inaspettate.

Questo articolo è stato scritto da sinigaglia.giovanni