COME SCEGLIERE LA PASSATA DI POMODORI

Eccovi alcune informazioni utili per scegliere la passata di pomodoro;

Se, nelle indicazioni degli ingredienti trovate indicato “passata pomodoro”, potete essere sicuri che è al 100% solo pomodoro.
Se invece trovate scritto; “passata pomodoro, sale” e trovate indicata la percentuale al 99,5% va bene, se questo valore è invece più basso, sicuramente c’è aggiunta di acqua.
In ultimo, se viene indicato; “Passata pomodoro, sale.” e non viene indicata la percentuale del pomodoro, potrebbe esserci l’aggiunta di acqua, ingrediente che non è obbligatorio indicare.

Altro valore che qualche volta potete trovare espresso; “Residuo secco sopra il …. E’ buono se è sopra il 17%

Nella timbratura del lotto di produzione individuate, una lettera con un numero. La lettera “T” sta ad indicare anno 2014, la lettera “S” sta ad indicare anno 2015. Ogni anno viene decisa la lettera da un decreto ministeriale. Trovate poi un numero che può andare da 1 a 325, e quello indica il giorno di imbottigliamento. Se ad esempio trovate la sigla “S 25” vuol dire che è stata invasata il 25 gennaio 2015, oppure se trovate “T 305” vuol dire che è stata prodotta il 5 dicembre 2014. Ciò vuol dire che se volete scegliere passata dove il pomodoro è stato raccolto e subito lavorato nella stagione giusta, il numero che trovate dovrebbe andare dal 180 al 270 circa (da luglio a settembre)

Ultima cosa, se soffrite di emicrania, non mescolate il pomodoro con il dado o con il formaggio stagionato.

Ora andate a controllare le vostre conserve in dispensa!!

Tratto da un servizio della trasmissione di Rai 3 geo&geo

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

PERCHÉ È BENE LIMITARE L’USO DI FARINE 00

PERCHÉ È BENE LIMITARE L’USO DI FARINE 00

Tommaso Amendola è fondatore di Gaiabio, chef specializzato in cucina naturale e naturopata. A seguito della pubblicazione dell’inchiesta sulle farine nel numero di gennaio di Terra Nuova, mette a disposizione dei lettori la sua tesi per il diploma in naturopatia olistica all’università popolare Aicto, dal titolo: “Il farro Monococcum, l’importanza del grano tradizionale. Prevenzione e terapia alimentare, perché limitare l’utilizzo di farine 00”.

Perché è bene limitare l’uso di farine 00

Riportiamo di seguito uno stralcio dell’introduzione, invitando alla lettura completa della tesi scaricando il documento nell’allegato Pdf.

«Attualmente la produzione industriale per pane, pizza, pasta e prodotti da forno utilizza pochissime varietà di grano, con conseguente perdita della biodiversità. Le ricerche mediche dimostrano che, l’eccessivo utilizzo di farine raffinate “00” e ricche di glutine, determinano l’aumento di disturbi e patologie di origine alimentare. Diviene quindi necessario riordinare le metodologie di produzione e trasformazione del grano per valutare il loro reale impatto ecologico, economico e sanitario nella nostra società. Nell’indagine della filiera di produzione di pane e pasta viene messo in risalto il confronto tra farine molto raffinate e farine integrali, tra i grani moderni e i grani tradizionali, tra il lievito di birra e il lievito madre, tra quantità e qualità rispondendo al rinnovato interesse dell’opinione pubblica per le caratteristiche dietetico-nutrizionali degli alimenti. Il risultato è anche una maggiore informazione per le imprese agricole e di trasformazione alimentare, per il rispetto di norme e tecniche, che permettono la produzione e distribuzione di alimenti naturalmente funzionali. Come in fitoterapia è fondamentale assicurarsi dei processi produttivi, a salvaguardia dei principi attivi delle piante, per il grano diviene indispensabile comprendere, in chiave moderna, le tradizioni e le tecniche di coltivazione, lavorazione e trasformazione, per mantenere un elevato apporto di nutrienti nel prodotto finale E’ necessario salvaguardare il concetto di qualità di un prodotto alimentare che si estende a diversi aspetti quali la sicurezza igienico sanitaria, le caratteristiche organolettiche e sensoriali, le proprietà nutrizionali, le caratteristiche tecnologiche, l’impatto ambientale. Il meccanismo di tutela passa attraverso le ricerche e studi sui macro e micro nutrienti del grano, dalla coltivazione alla produzione alimentare finale, con l’impatto sul nostro metabolismo di base e sulle interrelazioni con i nostri geni, grazie agli studi dell’epigenetica. Negli ultimi 50 anni l’utilizzo della genetica, della chimica, delle nuove tecnologie e il potere economico della rete di distribuzione, hanno determinato cambiamenti radicali, offrendo prodotti con farina raffinata tipo”00” (senza germe e strato aleuronico), ricche di glutine e lievitate con lievito di birra. Per questo è necessario avere riferimenti attendibili su chi coltiva il grano, chi lo macina e chi lo lavora. Per una corretta informazione alimentare, la coltivazione richiede la rintracciabilità del seme che, con gli studi sulla mappatura genetica e i ritrovamenti archeologici, ci permette di distinguere i grani tra grani moderni e grani antichi. Il passaggio alle coltivazioni moderne (1960 circa), con il lavoro di Ernest Borlaug, ha determinato la diminuzione della biodiversità, definendo le varietà di grano in disuso “antiche”. Ma questa definizione non è sufficiente a informare-tutelare il consumatore finale, quindi parlerò di grani tradizionali includendo sia i grani antichi che le Cultivar di Nazareno Strampelli (sopravvissute grazie alla tradizione locale). Altri aspetti produttivi da tutelare e codificare sono la macinazione e la lavorazione dei grani tradizionali, con soltanto una raffinazione tipo”2” o “1”e una fermentazione con pasta madre. Per la raffinazione si sono ottenuti ottimi risultati con l’utilizzo di mulini a pietra, che fondamentalmente devono lavorare rispettando la temperatura nella macinazione e curando la manutenzione del mulino. Infatti il problema della macinazione dei grani moderni è la profonda raffinazione tipo “00” e “0” e le elevate temperature della macinazione a cilindri, che determinano la perdita di molte sostanze nutrienti. Per rafforzare i vantaggi dell’utilizzo dei grani tradizionali, nella lavorazione finale è necessario l’utilizzo della pasta madre e una lunga lievitazione, che arricchisce il prodotto di nutrienti, di gusto e aumenta la conservazione. Mentre nei grani moderni, con il lievito di birra e una veloce lievitazione, ritroviamo la causa di fastidiosi gonfiori addominali ed un rapido deperimento del prodotto. Riordinare e codificare la filiera di produzione del pane ( ma anche pizza, pasta, dolci) permette di ottenere risultati positivi come quelli del prof Benedettelli in Toscana, del progetto MonICA in Lombardia, del prof. Berrino e del prof.Dinelli, con i progetti  Diana in Lombardia, Emilia-Romagna e Sicilia. I risultati evidenziano come un’alimentazione a base di grani tradizionali macinati tipo “”2”, a basse temperature e a lievitazione naturale, previene da ipertensione, diabete, infiammazioni, adipe in eccesso, irritazioni del colon e regolarizza il metabolismo dei glucidi. Il naturopata e il medico hanno un valido strumento per un’efficace azione di prevenzione e cura delle patologie, da integrare con la terapia più idonea. Il pane certificato ottenuto con farine di grani tradizionali come il farro monococcum, macinati a pietra (tipo 2) o (tipo1) e con l’utilizzo di lievito di pasta madre, risulta un prodotto equilibrato nei suoi nutrienti, di supporto a terapie alimentari e una scelta consapevole per il consumatore, che determina conseguenze ambientali e sociali, come il mantenimento della biodiversità in forma exsitu. (Exsitu in Farm : tra le forme di conservazione di sementi con la coltivazione e la produzione autoctona che coinvolge tradizione e tecnologia antica)».

di Tommaso Amendola
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Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela

POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO CON TOFU

Per chi abbia acquistato di recente i pomodori secchi, ecco una ricetta da provare, oltre a quelle che ci aveva inviato Roberta a suo tempo!

POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO

 

POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO.

(Ingredienti per 4 vasetti da mezzo litro.

Ingredienti per fare 4 vasetti di POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO:

500 g di pomodori secchi;
mezzo litro d’aceto bianco;
mezzo litro di vino bianco;
300 g di tofu frullato;
5 rametti di timo;
100 g di pinoli;
un limone non trattato;
6 spicchi d’aglio;
6-7 foglie d’alloro;
olio extravergine d’oliva.

Preparazione dei POMODORI SECCHI FARCITI SOTTO OLIO:

Versare il vino bianco e l’aceto bianco in una casseruola e portate a ebollizione.

Lavate velocemente i pomodori secchi sotto  l’acqua corrente, uniteli al mix di vino bianco e aceto bianco e scottateli per 2-3 minuti, a calore moderato.

Scolare il tutto e far asciugare bene su canovacci da cucina pulitissimi.

Mescolare il tofu frullato con le foglie di timo, i pinoli e la scorza grattugiata di limone, Spalmare il composto su ogni pomodoro, arrotolarlo su se stesso e fissare con mezzo stuzzicadenti.

Disporre i pomodori nei vasi sterilizzati con le foglie di alloro  e gli spicchi d’aglio sbucciati e tagliati a lamelle.

Versare l’olio extravergine d’oliva fino ad arrivare a un cm dal bordo, battere i vasi per far uscire tutta l’aria e chiuderli ermeticamente. Sterilizzarli per 30 minuti e farli riposare un mese prima  dell’uso.

Si conservano per un anno.

 

 

Questo articolo è stato scritto da Mosna Michela

Ciao, questa segnalazione mi è arrivata da “trentino arcobaleno, referenti gas Trentini”;

notizia per i carnivori …

mi hanno segnalato che presso lo spaccio della federazione provinciale allevatori da un mese viene venduta carne biologica dell’az. agr. biologica Artini Rino di Zuclo , a cui le aziende zootecniche biologiche della Rendena (circa 5-6) portano i loro vitelli maschi, che qui vengono allevati con metodo biologico fino all’età di 18 mesi circa

buona giornata

Mario Simoni

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

TORTA SARACENA DI MELE E AMARETTI

 

TORTA SARACENA DI MELE E AMARETTI con Crema amaretti (facoltativa)

INGREDIENTI; 200 gr. Farina 00 ; 220 gr zucchero di canna ; 200 gr. Farina grano saraceno 200 gr. Burro ; 150 gr. Miele millefioni ; 50 gr. Amaretti; sale 125 gr yogurt magro ; 100 gr. Uvetta ; 4 uova ; 3 mele Golden ; lievito

Per la crema; 50 gr. Farina 00; 250 gr. Latte ; 250 gr. Panna ; 100 gr amaretti; 60 gr. zucchero semolato ; 4 tuorli; vaniglia

Sbucciate le mele e tagliatele in 8 spicchi ciascuna: Sciogliete il miele in una padella con mezzo baccello di vaniglia aperto per il lungo: dopo 2-3′ unite le mele (2 cioè 16 spicchi), saltatele per 3-4′, poi aggiungete l’uvetta, ammollata e strizzata. Saltate tutto per altri 3-4′ con un goccio di acqua, se serve.

Raccogliete nell’impastatrice 8 spicchi di mela e il burro e cominciate a lavorarli. Aggiungete lo zucchero di canna (se volete potete diminuire la dose di zucchero), lo yogurt la farina di grano saraceno e la farina 00 con una bustina di lievito, un pizzico di sale. Unite, infine, le uova, uno alla volta, con la macchina sempre in movimento: Quando l’impasto sarà omogeneom versatelo in una tortiera imburrata e infarinata.

Disponete sulla superficie gli spicchi di mela e l’uvetta, aggiungete 50 gr. Di amaretti sbricciolati e infornate a 180° per 40-45′

Per la crema; Battete i tuorli con lo zucchero e 50 gr di farina. Intanto scaldate il latte e la panna con mezzo baccello di vaniglia aperto per il lungo; poco prima del bollore, togliete la vaniglia e versate subito sui tuorli battuti.

Mescolate il composto, aggiungete gli amaretti sbricciolati e fate addensare sul fuoco per 2-3′. Spegnete e fate raffreddare. Sfornate la torta e servitela fredda con la cema di amaretto.

 

 

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

HUMMUS DI CECI

Ecco la ricetta di Elisabetta Cetto

Hummus di ceci;

- 300 gr. di ceci secchi, – aglio 2 spicchi,-  sale q.b., – olio di oliva q.b., – succo di 2 limoni, – 2 cucchiai sesamo tahini (pasta di sesamo), – 2 cucchiai cumino, – acqua calda q. b.

Ingredienti per guarnire

Peperoncino rosso in polvere (o fresco) a piacere, – prezzemolo tritato q.b.

Preparazione

Per preparare l’hummus mettete in ammollo i ceci per 24 ore, utilizzando un recipiente che possa contenere il doppio del loro volume di acqua. Trascorso questo tempo, scolate i ceci e sciacquateli molto bene. Metteteli ora a cuocere in una pentola a pressione con abbondante acqua per circa 20 mimuti (oppure in pentola normalem sempre coperti con dell’acqua, per circa due ore) fino a che non diventeranno teneri, quindi scolateli e teneteli da parte.

In una pentola antiaderente ponete tre cucchiai di olio extravergine di oliva, due spicchi d’aglio e le spezie in polverem quindi fate tostare il tutto per un paio di minuti a fuoco medio. Aggiungete i ceci scolati e lasciate insaporire per altri 2-3 minuti; nel frattempo spremete i limoni e mettete il loro succo da parte. Trasferite i ceci (con aglio e spezie) all’interno di un mixer, aggiungete la tahina e il succo di limone, poi frullate il tutto fino ad ottenere una crema omogenea e liscia: Aggiungete a filo dell’olio extravergine di olica o dell’acqua calda (preferibilmente un po’ dell’acqua di cottura dei ceci) ed amalgamate il tutto aiutandovi con un cucchiaio: ciò servirà a rendere l’hummus ancora più cremoso. A questo punto l’hummus è pronto: servitelo all’interno di una ciotolina, dopo averne cosparso la superficie con del prezzemolo tritato o del peperoncino. L’hummus è ideale accompagnato da pane azzimo o da pane arabo leggermente tostato.

Conservazione

Conservate l’hummus in frigorifero, posto in un contenitore ermetico, per 2-3 giorni.

Consigio

Per rendere più speziato il vostro hummus potete aggiungere al composto un cucchiaino di curry.


Per risparmiare tempo, è possibile sostituire i ceci secchi con quelli in scatola precotti.

L’Hummus può essere guarnito anche con della paprika, del cumino, del coriandolo fresco o dei pinoli, soffritti nel burro chiarificato (samna) o tostati.

La tahina è una pasta di sesamo dalla consistenza burrosa, che viene aggiunta all’hummus per rendere il composto ancora più cremoso e morbido. Questo ingrediente caratterizza l’hummus e lo distingue da una normale crema di ceci ma spesso è difficile da reperire. Se non doveste riuscire a trovare la tahina potete ometterla e preparare una semplice crema di ceci, ugualmente saporita.

 

 

 

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

SERATA “ALIMENTAZIONE E DIETETICA CINESE”

Vi propongo questa serata. . . stuzzicante.
Una relatrice è una nostra conoscente; Elisabetta Cetto. Ha scritto anche un articolo sui cereali e la sua amica uno sulla serata già proposta a novembre, di seguito i link degli articoli suddetti.

http://san-bao.it/ricette/118/nutrirsi-con-gusto.html

http://www.san-bao.it/alimentazione/126/perch%C3%A8-il-benessere-%C3%A8.html

Gruppo di studio C.S.M.E. Asd San Bao Trento

PRESENTA
Alimentazione e dietetica cinese
PICCOLI GRANDI APPUNTI CON GRANDI PICCOLI SUGGERIMENTI
PER UNO STILE DI VITA PIU’ SANO ED UNA ALIMENTAZIONE PIU’ INTEGRA

La consapevolezza alimentare è un fattore importante nell’equilibrio psico-fisico della persona.
Vi proponiamo, pertanto, un nuovo incontro, dove, con “piccoli, grandi suggerimenti” introdurremo l’argomento.

Venerdì 17 GENNAIO 2014
MEZZOLOMBARDO (TN) – ore 20.00
Serata ad offerta libera

E’ richiesta conferma di partecipazione
entro il 15.01.2014 al n. 349/3796145

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

CERAMICHE EM

Dopo aver provato i microrganismi per la pulizia della casa, sono molto incuriosita dalle ceramiche soprattutto per usarle nell’acqua da bere. Vi propongo per il momento questo link per poi riparlarne alla prossima assemblea. Se qualcuno le usa già potrebbe dire il suo parere.

http://www.tecnologiedibenessere.com/em.html

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

LATTE DI MANDORLA

Nella cucina crudista il latte di mandorle è un must, nonché una ricetta base di semplicissima esecuzione. Consente di sostituire efficacemente il latte di origine animale, con gusto e salubrità; ha un sapore che risulta gradito a molti palati ed un utilizzo estremamente versatile.
Ingredienti:
mandorle sgusciate crude non pelate (le riconosci perché hanno ancora la pelliccina marrone, quelle già pelate, invece, non sono crude)
acqua
datteri (facoltativo)
Procedimento
Metti a mollo le mandorle, ricoprendole abbondantemente di acqua in modo che restino immerse anche dopo aver aumentato di volume, e lasciale per 6-8 ore, oppure tutta la notte (se fa molto caldo, riponile in frigorifero).
Elimina l’acqua di ammollo e lavale bene; rimuovi la cuticola esterna facendo scorrere ogni mandorla tra pollice ed indice (in genere, dopo questo tot di ore, viene via piuttosto facilmente). Sciacqua nuovamente le mandorle.
A questo punto, per ottenere il latte si può procedere in due modi: con il frullatore o con l’estrattore di succhi.
 
Con il frullatore
Inserisci nel frullatore a bicchiere (blender) un quantitativo a piacere di mandorle e acqua, rispettando le proporzioni medie di 1 parte di mandorle e 3 parti di acqua.
Puoi, di volta in volta, decidere se vuoi ottenere un latte più corposo o più leggero variando la dose di acqua: per fare la maionese crudista può essere utile aggiungere solamente 2 parti di acqua, mentre per altri usi se ne possono aggiungere 4 parti, a seconda del gusto personale.
Frulla a lungo in modo che il liquido diventi bianco e spumoso e le mandorle possano ridursi ad una polvere finissima. Se desideri un gusto più dolce di quello delle mandorle al naturale, puoi aggiungere 1-2 datteri prima di cominciare a frullare. Puoi ora decidere se filtrare il latte, mettendo da parte il residuo farinoso (okara), oppure usarlo direttamente.
 
Con l’estrattore
Unisci in un contenitore capiente la parte di mandorle pelate e le parti di acqua. Aiutandoti con un mestolo, introduci sequenzialmente l’acqua e le mandorle nell’estrattore, un tanto per volta. Otterrai direttamente il latte da una parte ed il residuo secco dall’altra.
Puoi anche mettere meno acqua all’inizio e poi far passare nuovamente il residuo di polpa con l’acqua rimanente per un risultato più accurato.
Con l’estrattore potresti evitare di spellare le mandorle, però ritroveresti la pelliccina nella polpa scartata.
 
Note
Il residuo secco avanzato dalla produzione del latte può essere utilizzato nella realizzazione di biscotti, crudisti e non, oppure per realizzare una sorta di “ricotta” crudista, con l’aggiunta di datteri e uvetta per la versione dolce, oppure di sale e spezie (a me piace con erba cipollina), se non dolcificata durante la preparazione del latte.
Il latte si conserva in frigorifero, in contenitore o bottiglia di vetro, per 4-5 giorni, ma se dolcificato solamente per 2-3. Agita bene prima dell’uso per sospendere nuovamente la parte solida depositata.
Per quanto l’estemporaneità delle preparazioni sia sempre da preferire, ti consiglio di tenere un’adeguata scorta di mandorle pelate in freezer, almeno per le emergenze. In questo caso, dopo averle idratate, aver rimosso la pelliccina esterna ed averle ulteriormente risciacquate, asciugale bene e riponile in un contenitore chiuso. Si conservano ottimamente e le avrai sempre pronte per produrre il latte o i formaggi crudisti, ma anche la panna di mandorle per occasioni speciali.
Questo articolo si trova nella categoria Alimentazione e Salute, Ricette crudiste.

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta

RICETTE CON I POMODORI SECCHI

POMODORI SECCHI SOTT’OLIO

Ingr; 1 kg pomodori seccchi, 2 lt. Vino bianco, alloro, salvia, rosmarino, aglio, basilico, origano, peperoncini, olio quanto basta:

Mettere a bollire il vino con l’alloro, la salvia e il rosmarino (oppure con aceto di vino e acqua in pari quantità e alloro). Quando bolle aggiungere i pomodori e lasciate riposare per 5 minuti a fuoco spento. Sgocciolarli e lasciarli asciugare stesi su un canovaccio.
Disporre in vasi a strati alternandoli con l’aglio a pezzetti, basilico, origano e peperoncino aggiungendo man mano l’olio di oliva. Chiudete ermeticamente e conservate in luogo fresco e buio.
Nei giorni seguenti, se neccessario rabboccate con altro olio, devono rimanere sempre coperti con l’olio.
Il vino rimasto può essere utilizzato per gli arrosti.

VARIANTE; Disponete a strati i pomodori alternadoli a prezzemolo tritato, aglio, acciughe sotto sale lavate con aceto e sfilettate, basilico

oppure; aromatizzateli con cannella e alloro, oppure con semi di finocchio, timo o aglio e peperoncino.

Queste sono alcune idee, ma potete variare secondo i vostri gusti

PESTO DI POMODORI SECCHI (Ricetta Roberta)

Per i pesti, prima sbollento sempre i pomodori come nelle ricette precedenti e attendo che siano asciutti prima di procedere .

Ingr. : 350 gr. Pomodori secchi, 250gr olio
7 cetrioli sott’aceto (facoltativi) capperi q.b.
1 aglio, basilico, peperoncino, origano
Con Bimbi; tritare 10 sec. Vel. 7. oppure tritate con tritatutto. Unire l’olio e frullare 1minuto Vel. 4

VARIANTE 2; (e a fantasia e gusto)

Pomodori secchi, olio, aglio, prezzemolo, acciughe.

PESTO DI POMODORI SECCHI ALLE MANDORLE (tratto da ricettario Bimbi)

Ingr. 80gr. Parmigiano, 100gr. Pomodori secchi
50gr. Olio, 50gr. Mandorle, 1 mazzetto basilico
sale e pepe q.b.
Tritare le mandorle 10 sec. Vel.7. Aggiungere il parmigiano, i pomodori secchi e il basilico,
tritare 10 sec. Vel. 7. Unire l’olio, il sale e il pepe, frullare 1 min. Vel.4. oppure tritare con un tritatutto.

QUESTI PESTI, spalmati su fette di pane tostato o formaggio primo sale diventano degli ottimo antipasti. Oppure potete condire una pasta o un riso freddo.

Questo articolo è stato scritto da Gianni.Roberta